Il primo segno che io fossi molto curioso viene dal fatto che a 5 anni avevo imparato a leggere semplicemente perché tartassavo i miei genitori chiedendo loro di leggermi i titoli dei cartoni animati o le cose scritte sulle scatole dei biscotti.
Credo di aver iniziato a leggere molto presto proprio per saziare questa mia curiosità quanto prima senza dover dipendere sempre da qualcun altro.
Come figlio di un operaio metalmeccanico e di una casalinga (da buona tradizione del sud Italia) non ho ricevuto molti stimoli nei confronti della tecnologia da parte dei miei genitori, anche se la tecnologia ha comunque trovato presto me.
A furia di chiedere un computer, un amico di mia sorella riuscì ad assemblarmi un vecchio Pentium II con 128 MB di RAM e Windows 98. Non avevo la minima idea di cosa fosse un sistema operativo, ma ricordo ancora l'emozione di accenderlo per la prima volta.
Da quel momento in poi, passai ore e ore a smanettare con quel computer, imparando da autodidatta tutto quello che potevo e facendomi aiutare da mio cugino 4 anni più grande di tanto in tanto.
Fu lui ad introdurmi a RPG Maker 2000, un software che mi permise di creare i miei primi videogiochi in pixel art. Passavo intere giornate a importare sprite, creare mappe con eventi e scrivere storie complesse. Anche se era solo un gioco stavo muovendo i miei primi passi nell'ingegneria del software.
Quando alle scuole medie ebbi il mio primo incontro con LOGO, un linguaggio di programmazione didattico basato su comandi testuali per muovere una tartaruga virtuale sullo schermo, capii che forse avrei potuto farmi una carriera in questo campo ed essere pagato per la mia passione.
Ovviamente oltre a costruire videogiochi, mi piaceva molto anche giocarci: quando ero alle elementari, Pokèmon era all'apice del successo e anche io ottenni il mio Gameboy Color; però le copie italiane di Pokèmon Giallo erano finite, così a 8 anni mi trovai con in mano la versione inglese di Pokèmon Yellow.
Nonostante non conoscessi l'inglese (e nemmeno i miei genitori) confrontandomi con i compagni di scuola e avendo sempre appresso un dizionarietto, riuscii a completare il gioco in qualche mese. Anni dopo arrivò anche la PlayStation e Final Fantasy 7 (mai uscito in lingua italiana): sono stati loro i miei primi maestri d'inglese.
In quegli anni iniziai a guardare anche One Piece, una storia incredibile fatta di ambizione, mistero e libertà che mi appassionò moltissimo e che seguo ancora oggi, a distanza di più di 20 anni. Anche se nasce come Shōnen Manga, quindi per un pubblico giovanissimo, tratta temi molto profondi come l'amicizia (la famiglia che ti scegli), il sacrificio e la determinazione che mi hanno aiutato a crescere come persona.
Anche se sono stato sempre ritenuto un po' "nerd" dai miei coetanei, non ho mai trascurato lo sport e lo stare insieme: ho giocato prima a calcio e poi a tennis per tanti anni. Ora mi limito ad andare a correre e fare qualche peso a casa perché la vita da padre richiede di spendere molto oculatamente il mio tempo.
Lo sport mi ha aiutato a rimanere sempre con i piedi per terra perché ammetto di cadere troppo spesso nel perfezionismo: a volte mi devo snaturare per completare qualcosa e considerarlo finito anche se non è perfetto. Questo sito ne è un perfetto esempio: ho rimandato e ritardato moltissimo nel realizzarlo perché continuavo a studiare come farlo perfettamente, rimanendo però sempre insoddisfatto del risultato.
La curiosità mi ha spinto più volte anche verso la fisica, in particolare l'astrofisica e quella quantistica. Anche se il mio percorso di studi mi ha esposto limitatamente a queste materie, sono un vorace lettore di tutto ciò che è divulgazione, come i libri di Brian Greene: perché il tempo scorre in questa direzione? Di cosa è fatta davvero la materia? Come si è originato l'Universo? Anche se le risposte non sono sempre definitive, mi piace perdermi in queste domande!
Ora che sono felicemente sposato e papà di 2 splendidi bambini, sto notando che la mia curiosità mi aiuta anche nel creare empatia con loro e nel capire i loro bisogni, anche se sono ancora molto piccoli.
Suonerà un po' strano, ma molte delle cose che faccio come ascoltare attivamente e mettermi nei loro panni, sono abilità che ho appreso nel mio ruolo lavorativo come Engineering Manager. Chiaro che il rapporto è totalmente diverso, ma ritengo che essere gentili ed ascoltare pssano portarti lontano in qualsiasi ruolo della tua vita.
In ultimo, la cosa che mi rende più orgoglioso è l'essere riusciuto a costruirmi il mio percorso mantenendo sempre la mia parola. Se prometto qualcosa a qualcuno, non accetto di non mantenerla, anche se questo a volte mi ha portato a dover gestire ansia e pressione oltre il limite.
Resto ottimista sul futuro perché credo sia la cosa più pragmatica da fare: che senso avrebbe andare avanti se non credessi che le cose possano migliorare?